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Refills In store: Merchandiser esperto vs Robot

Refills in store

Il refills in store è un’attività più complessa di quanto possiate immaginare. E’ necessaria una certa progettazione, nonché una precisione affinché tutto sia in ordine, affinché la disposizione dei prodotti risulti efficace. Alla luce di questa esigenza, almeno per quanto riguarda il refill degli scaffali, da più parti si è ipotizzata l’idea di affidare questa importante attività… Ai robot.

Ma quali sono le applicazioni di questa scelta? Determina realmente un vantaggio in termine di vendite? Ne parliamo in questo articolo, facendo le opportune distinzioni tra le varie tipologie di robot.

I robot per refill scaffali non umanoidi

Non che i robot per i refills in store siano così diffusi. Tuttavia, se proprio dobbiamo identificare una tipologia più diffusa delle altre, non possiamo che fare riferimento ai robot non umanoidi.

Stiamo parlando ovviamente dei dispositivi robotici che dispongono la merce negli scaffali, calcolando però anche il corretto posizionamento. Il loro scopo è duplice: realizzare la normale e meccanica attività di posizionamento, decidere il posizionamento sulla base di calcoli più o meno complessi. Insomma, i robot per i refills in store, e in particolare per il refill degli scaffali, sostituiscono anche il merchandiser. 

Di certo, a loro si può imputare una maggiore potenza di calcolo, rispetto a un normale cervello umano. Questo è un vantaggio non da poco, ma è compensato da molti svantaggi.  

Pensateci: quanti robot avete visto, fin qui, nei punti vendita? Pochi o nessuno, c’è da scommetterci. Di contro, sono più diffusi nei magazzini, dove possono essere impiegati per attività più squisitamente logistiche. Guarda caso, proprio attività che non prevedono, in nessun caso, il contatto con il pubblico. 

Degli svantaggi dei robot per i refills in store parleremo nei prossimi paragrafi. In questo che segue, tuttavia, descriviamo un’altra tipologia di robot, molto interessante dal punto di vista tecnologico ma non necessariamente più efficace.

La nuova frontiera della robotica: i RoMA

RoMa è l’acronimo di Robot Mannequin. Come avrete già intuito, si tratta di robot umanoidi, che replicano le sembianza degli esseri umani. Certo, non siamo a livello degli androidi di Blade Runner, ma poco ci manca, soprattutto dal punto di vista estetico. E’ bene mettere le cose in chiaro: l’impiego dei RoMa nei punti vendita è ancora sperimentale. Tuttavia, i progressi nella tecnica fanno ben sperare, per quanto concerne una loro diffusione nell’immediato futuro. 

A tal proposito va segnalato un interessante paper pubblicato da Amirmahdi Hassani (e altri ricercatori) dal titolo “The Impact of Using a Robot Mannequin (RoMa) in Visual Merchandising”. La ricerca verte sui risultati (positivi e negativi) ottenuti grazie all’utilizzo di un RoMA in uno store di Teheran.

Il vantaggio, anche in questo caso, consiste nella potenza di calcolo e nella precisione, nonché nella possibilità (teorica e tutta da dimostrare) di sostituire personale umano senza dover rinunciare a una parvenza di umanità. I RoMa sono umanoidi proprio a questo scopo. Tutto ciò si basa sul presupposto che la clientela accetti più di buon grado un robot che sembra un essere umano, piuttosto che un robot che sembra esattamente quello che è… Una macchina. Anche in questa fattispecie, tali affermazioni sono semplicemente ipotesi, e sono tutte da dimostrare.

Shelf management: affidarlo a un robot ha senso?

Ovviamente, la gestione del punto vendita va oltre il semplice refills. Le esigenze sono numerose, e la maggior parte di queste coinvolgono l’attività di shelf management.

Con questo termine, infatti, si intende la gestione a trecentosessanta gradi dello scaffale, allo scopo di mantenerlo sempre in ordine. Non è un’attività da prendere sotto gamba, anche perché capita spesso che un prodotto sia sgualcito, sporco, mal posizionato.

 E’ quasi inevitabile, dal momento che i prodotti sono soggetti alla manipolazione da parte dei clienti. Che una persona prenda in mano un prodotto, magari per leggerne l’etichetta e lo rimetta al suo posto (se non lo compra) non è raro. Che lo rimetta esattamente al suo posto è già meno frequente.

Che contributo possono dare i robot per lo shelf management? Dal punto di vista tecnico, un buon contributo. I migliori modelli sono in grado di rilevare errori nella disposizione, buchi, problemi nel packaging (pensiamo ai pacchi di pasta in cartone che rischiano di sgualcirsi ogni volta che vengono toccati) e… Rimediare.

Tuttavia, come vedremo, vi è l’altra faccia della medaglia, ed è una faccia molto vistosa.

I rischi dei robot nel punto vendita

La verità è che utilizzare un robot nel punto vendita, magari per le attività di refill, magari per sostituire il merchandiser, è una scelta che porta pochi frutti. Almeno per ora: forse in futuro le cose cambieranno, ma ci teniamo comunque a raccontare le dinamiche che rischiano di innescarsi oggi

In primo luogo, un robot, se è un buon robot, costa davvero molto. Non è il caso di fare uno sgradevole paragone tra la spesa per stipendi o per collaborazioni “umane” con la spesa per un robot, ma il rapporto rischia di essere addirittura sfavorevole.

Secondariamente, se utilizzate un robot in store, proteste soffrire di un problema di brand visibility. Oggetti del genere sono ancora rari nei punti vendita. E’ dunque probabile che i clienti siano più attratti dal robot che dal prodotto. Insomma, l’effetto “fenomeno da baraccone” è sempre dietro l’angolo, con tutto ciò che ne consegue in termini di vendite.

Infine, la presenza di un robot potrebbe scoraggiare i clienti. Se da un lato abbiamo i curiosi, il cui ruolo di acquirente viene però messo in secondo piano (a favore del ruolo di “visitatore”; dall’altro lato abbiamo gli scettici, i prudenti, gli impauriti. Che effetto farebbe un robot, specie un robot umanoide, che scorrazza libera tra le corsie di un negozio? Buona parte delle persone nemmeno si avvicinerebbero. 

Una conclusione sul rapporto tra robot e merchandising

Infine, il robot, per quanto all’avanguardia, è pur sempre una macchina. Il suo compito è fare calcoli. Magari li fa anche bene, persino molto meglio di un umano.

La gestione del punto vendita in generale e la gestione dello scaffale in particolare, sono però altre cose. I dati e la computazione dei dati sono importanti, ma sono necessari anche capacità decisionali, spirito di iniziativa, abilità nell’improvvisazione, se l’attività lo richiede. 

Tutte competenze che i robot non possiedono, e che non possederanno per molto tempo. Se poi ci mettiamo anche i rischi legati al rapporto uomo-robot (che speriamo di aver descritto efficacemente), si intuisce quanto il gioco non valga la candela.

Insomma, i robot almeno per ora, ma probabilmente per i prossimi decenni, non sostituiranno il merchandiser o altro personale umano.

 

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