E’ meglio assumere un visual merchandiser o fare riferimento a un’agenzia di marketing operativo che possa fornirlo in outsourcing? Se anche tu hai questo dubbio ti consigliamo di leggere l’articolo che segue.
Da come risponderai, dalla decisione che prenderai in merito, dipenderà il destino della tua presenza instore, e la tua capacità di generare guadagni.
Non che il dubbio sia ingiustificato. Anzi, emerge in tutti i contesti nel quale una impresa manca di una competenza importante. Purtroppo, il dubbio tra internalizzazione e outsourcing non può essere risolto con un colpo di spugna, una volta per tutte. Non esiste una risposta che possa valere per tutti i settori. Ogni settore, ogni mercato, ogni attività si presta maggiormente all’una o all’altra soluzione.
Ed è bene essere chiari su questo punto: quando si parla di merchandising, e in particolare della figura del visual merchandiser, l’outsourcing è la soluzione migliore. I motivi sono numerosi, alcuni di questi niente affatto scontati e ne daremo contezza nel corso dell’articolo.
Per comprenderli appieno, e quindi per capire il rischio che corri se opti per l’assunzione diretta, è bene che tu sappia esattamente cosa fa un visual merchandiser. Come vedrai, nemmeno questo è così scontato.
Molti confondono il visual merchandiser con il merchandiser propriamente detto. Se anche tu credi che siano la stessa figura, non ti preoccupare, è assolutamente fisiologico. Anche perché le due professionalità sono strettamente correlate, e agiscono in funzione del medesimo obiettivo.
Il merchandiser gestisce il posizionamento e la visibilità del prodotto all’interno del punto vendita. Tale gestione, e tutte le decisioni che vengono prese in merito, sono frutto di analisi, le quali vengono comunque aggiornate regolarmente.
Il visual merchandiser è invece responsabile di come il prodotto appare all’interno del punto vendita, del contesto nel quale è inserito. In buona sostanza, decide come deve essere lo spazio espositivo, ne cura l’allestimento sul piano estetico. Corner, isole promozionali, stand… Il visual merchandiser è il responsabile sotto il profilo estetico.
Ovviamente, ma queste vale per tutte le figure operative del retail marketing, segue le direttive strategiche che l’azienda gli ha impartito, effettuando spesso una complicata sintesi tra esigenze estetico-creative ed esigenze comunicative e di marketing. Perché la presenza del prodotto instore deve essere bella, ma soprattutto efficace.
All’occorrenza (ma capita quasi sempre) il visual merchandiser si occupa anche di logistica. Infatti, reperisce i materiali e gli strumenti necessari all’allestimento del corner, dell’isola promozionale etc. nonché alla loro manutenzione (che deve essere regolare).
Lo abbiamo specificato a inizio articolo: è meglio affidarsi a un visual merchandiser esterno (in outsourcing) piuttosto che assumerne uno nella propria azienda (internalizzazione). Adesso è l’ora di spiegarne i motivi. Quelli principali sono tre.
Un visual merchandiser esterno, che proviene da un’agenzia di visual merchandiser, vanta quasi sempre una visione d’insieme. Per mestiere, si occupa di più aziende, di più clienti, è abituato ad affrontare una grande varietà di situazioni e di problemi. Ha una esperienza che, a prescindere dall’anzianità effettiva, gli permette di fronteggiare imprevisti e situazioni nuove.
Molto probabilmente, o almeno nella maggior parte dei casi, un visual merchandiser esterno non vanta i medesimi attributi. Non è una questione di competenze effettive, etica del lavoro o professionalità. Molto banalmente, i merchandiser di azienda si occupano sempre e comunque… Di un’azienda e una soltanto: quella per cui lavorano. Questo restringe il loro campionario di esperienze e li priva di una visione di insieme, della flessibilità necessaria.
Flessibilità e visione di insieme sono qualità che fanno sempre comodo, che in alcuni casi possono risultare decisive. Tuttavia, lo sono ancora di più quando si parla di retail marketing, specie in un periodo come questo, caratterizzato da un contesto in continua evoluzione e da una incertezza che non rischia solo di essere fastidiosa, ma anche paralizzante.
Se assumi un visual merchandiser, avrai assunto un visual merchandiser e nient’altro che un visual merchandiser. Può sembrare una banalità, o una frase senza senso, ma nasconde una dinamica di cui si ha consapevolezza solo quando si affrontano i primi problemi instore. Anche perché chi fa riferimento a un visual merchandiser esterno, non fa riferimento solo a lui, ma anche alle persone che gli stanno attorno, ovvero alle altre professionalità con cui collabora, con cui lavora di solito e che fanno parte della sua agenzia. Insomma, se ci si affida ad un esterno, si ha a disposizione un network di competenze.
Magari non direttamente, ma si può stare certi che se il visual merchandiser in outsourcing deve affrontare un problema improvviso che richiede di competenze diverse dalle sue, ha a chi chiedere aiuto. Possibilità che, invece, è preclusa al visual merchandiser interno, ovvero al vostro dipendente. D’altronde, se lo avete assunto è perché mancavate di quelle specifiche competenze.
La questione del network è fondamentale anche perché le attività instore non si sviluppano per compartimenti stagni, dunque non è raro che i confini tra le varie sfere di competenze si assottiglino.
Ebbene sì, il visual merchandiser in outsourcing vince sul visual merchandiser interno anche su questo terreno. Non che il primo sia oggetto di una svalutazione professionale. E’ una questione di tempi e punti di vista. La verità, anzi il segreto di Pulcinella, è che se assumete un professionista in pianta stabile (o anche a tempo determinato, poco cambia) dovrete pagarlo sempre e in modo continuativo, a prescindere da quello che fa e per quanto tempo lo fa.
Discorso diverso se invece fate riferimento a un’agenzia di visual merchandiser, ovvero che fornisce questo genere di professionisti “all’occorrenza, al bisogno”. In questo caso, dovrete pagarlo esclusivamente per quello che fa, e nell’ambito di un progetto più o meno circoscritto nel tempo.
Per il professionista cambia poco, per te cambia moltissimo. Si tratta di risparmiare tanto denaro senza che la qualità del servizio venga meno (anzi, è proprio il contrario).
Se il dubbio tra outsourcing e internalizzazione ti assillava, adesso hai tutti gli strumenti per scioglierlo e compiere la scelta giusta. Scelta che, a questo punto, appare del tutto scontata.
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